Nuove prospettive nel trattamento della malattia di Alzheimer: la terapia genica
A cura di Vincenzo Nardozza , neurologo
La possibilità di prevenire la degenerazione dei neuroni nel corso di malattie progressive del sistema nervoso , come nella malattia di Alzheimer , rappresenterebbe un significativo progresso nella cura di questa grave malattia.
I fattori di accrescimento del sistema nervoso ( NGF ) costituiscono un gruppo di proteine naturali che nei modelli animali dimostrano una notevole capacità nel prevenire la morte neuronale.
Il principale ostacolo nell’utilizzo di tali sostanze è costituito dalla necessità di far pervenire al cervello concentrazioni di sostanza di entità tale da non poter essere assunte con le normali vie di somministrazione.
L’Alzheimer va considerato come un’epidemia incombente se non si riuscirà a trovare presto una terapia adeguata.
La malattia è caratterizzata da degenerazione del sistema colinergico che modula l’attività cerebrale. Si ritiene che il suo progressivo deterioramento sia responsabile del decadimento delle funzioni cognitive tipico della malattia.
Al momento attuale gli unici farmaci approvati dalla FDA per tale patologia sono gli inibitori dell’Ach ( acetilcolinesterasi ): essi aumentano i livelli di acetilcolina e quindi migliorano le performance cognitive. Tali farmaci sono al momento attuale di scarsa efficacia poichè l’attuale via di somministrazione , orale , non consente il raggiungimento di buoni risultati , necessitando di dosaggi di entità tale da determinare pesanti effetti collaterali.
Ciò comporta la scelta di nuove strategie terapeutiche.
Una di questa è rappresentata dall’ utilizzazione dei fattori nervosi di accrescimento (NTF).
Allo stato attuale ne sono stati individuati 100.
Il prototipo di tali sostanze è l’ NGF: esso viene prodotto dai neuroni corticali e dell’ippocampo, veicolato tramite recettori colinergici fino al corpo cellulare. Tale meccanismo recettoriale permette di modulare la funzione dei neuroni sia durante lo sviluppo che d urante la vita, anche se tale meccanismo non è stato ancora completamente chiarito.
Nell’Alzheimer la produzione di NGF non risulta diminuita, però si riduce il suo livello di utilizzo.
Questo fa pensare che vi siano difficoltà di trasferimento nei centri di utilizzo.
L’osservazione che nei modelli animali il miglioramento del trasferimento del NGF comporta il rallentamento della morte cellulare ha indotto lo studio degli effetti di tale trasferimento anche nell’uomo.
La terapia genica potrebbe costituire il mezzo per trasferire NGF in zone ben localizzate dell’encefalo. E’ in corso un trial clinico attualmente in fase I. ( Xagena2002 )
Mrak H., Tuszinski e Coll. , Neurosurg Focus 13 ( 5 )2002 American Association of Neurological Surgeons
Indietro
Altri articoli
La terapia ormonale postmenopausale prolungata può aumentare il rischio di Alzheimer
La terapia ormonale postmenopausale per 10 anni o più può aumentare il rischio di malattia di Alzheimer, secondo i risultati...
Terapia di deprivazione androgenica e rischio futuro di malattia di Alzheimer
È stata verificata l'associazione tra terapia di deprivazione androgenica ( ADT ) nel trattamento del cancro della prostata e conseguente...
Sicurezza, tollerabilità e risposta anticorpale con la immunoterapia A-beta attiva con CAD106 in pazienti con malattia di Alzheimer
L’immunoterapia mirata contro il peptide amiloide beta ( A-beta ) è una potenziale strategia per rallentare la progressione della malattia...
Malattia di Alzheimer, risultati promettenti da uno studio di terapia genica
La perdita dei neuroni colinergici è un elemento cardine nella malattia di Alzheimer.L’NGF ( Nerve Growth Factor ) stimola la...
Interrotto lo studio clinico che stava valutando l’immunoterapia con AN1792 nei pazienti con malattia di Alzheimer
L’immunizzazione con AN1792 ( beta-amiloide 1-42 ) riduce il burden delle placche di beta-amiloide e preserva la funzione cognitiva dei...
I benefici cognitivi della terapia con Galantamina persistono per almeno 36 mesi nei pazienti con malattia di Alzheimer , forma lieve-moderata
La malattia di Alzheimer è causa di un progressivo declino cognitivo e funzionale negli anni. Sebbene gli inibitori...
La terapia antipertensiva può ridurre il rischio di malattia di Alzheimer nei pazienti con allele APOE-epsilon 4 ed alti valori di pressione sistolica
Ricercatori del Karolinska Institutet e del Stockholm Gerontology Research Center a Stoccolma in Svezia, hanno verificato l’ipotesi di un’interazione...
La terapia antipertensiva può ridurre il rischio di malattia di Alzheimer nei pazienti con allele APOE-epsilon 4 ed alti valori di pressione sistolica
Ricercatori del Karolinska Institutet e del Stockholm Gerontology Research Center a Stoccolma in Svezia, hanno verificato l’ipotesi di un’interazione...
L’uso prolungato della terapia di sostituzione ormonale riduce il rischio di malattia di Alzheimer nelle donne
Le donne sembrano essere a maggior rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer rispetto agli uomini, e la deplezione...
L’uso prolungato della terapia di sostituzione ormonale riduce il rischio di malattia di Alzheimer nelle donne
Le donne sembrano essere a maggior rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer rispetto agli uomini, e la deplezione...